Camillo Berneri, nato a Lodi il 20 Maggio 1897, è stato uno dei più interessanti filosofi politici italiani. Dopo aver militato in gioventù nella Federazione Giovanile Socialista di Reggio Emilia, dove la sua famiglia si era trasferita, e aver collaborato con il periodico socialista Avanguardia, rassegnò le sue dimissioni, avendo maturato convinzioni anarchiche che gli sarebbero in seguito costate il confino a Pianosa.
Laureatosi in Filosofia, si oppose al Fascismo e decise di espatriare il Francia, per poi trasferirsi nel 1936 in Catalogna, dove collaborò con Carlo Rosselli e con esponenti e intellettuali del movimento anarchico gravitanti attorno alla Confederación Nacional del Trabajo. In polemica con i comunisti spagnoli, dopo l'avvento del filo-sovietico governo di Juan Negrín venne da questi arrestato e assassinato a Barcellona nel Maggio del 1937. Ci ha lasciato centinaia di articoli, numerosi pamphlet e molti saggi politici e filosofici, pubblicati sia in Italiano, che in Francese e Spagnolo.
Il pamphlet di Camillo Berneri Carlo Cattaneo federalista, che oggi riproponiamo all'attenzione dei nostri lettori, risale alla prima metà degli anni '20, ed è chiaramente successivo alla pubblicazione, da parte di Gaetano Salvemini, della fondamentale raccolta Le più belle pagine di Carlo Cattaneo (Milano, Treves, 1921). Berneri fu un grande estimatore di Carlo Cattaneo e delle sue idee federaliste e ha saputo trasmetterci, con questo suo scritto, una delle più belle e toccanti testimonianze su uno dei massimi protagonisti intellettuali del Risorgimento.
Come concludeva Berneri, «Cattaneo può ancora contribuire a fare della storia. Egli, che diceva che per navigare non ci vuol solo lume di stelle ma anche forza di venti, sarebbe ben lieto nel vedere l'Italia condotta dal grande vento della rivoluzione sociale più in là di quei limiti posti dalla sua prudenza di positivista. E sarebbe ben lieto di vedere i repubblicani affrettarsi ad integrare e a dare più ampio respiro al proprio pensiero politico e sociale, alla vigilia, che dobbiamo volere prossima, di un nuovo '48, senza tradimenti di moderati ed illusioni di temporeggiatori».